mercoledì 12 aprile 2017

La Strada


         Autore: Cormac McCarthy

    
      Trama: un uomo e il suo bambino si ritrovano a dover affrontare il tramonto del nostro pianeta. Il cibo è ormai un lusso e tutto è ricoperto da uno spesso strato di cenere. La loro è una continua lotta per la sopravvivenza, un perpetuo pellegrinaggio alla ricerca di qualcosa che forse è irraggiungibile.

  Edizione: Einaudi Super ET

 Commento: forse questo libro non è uno dei più adatti alla stagione in cui ci troviamo. La primavera è sempre stata simbolo di rinascita e speranza, mentre nel romanzo di queste non v'è nemmeno l'ombra.
La Terra è ormai un rudere, un ammasso di macerie costantemente avvolto in una coltre di nubi. L'aria è irrespirabile, animali e piante non esistono più; è come se un enorme incendio avesse avviluppato ogni cosa per poi lasciare solo le briciole.
I nostri due protagonisti seguono una strada nel tentativo di sfuggire al freddo pungente del Nord e forse in loro ancora alberga
un desiderio inespresso di trovare dei sopravvissuti, persone che abbiano mantenuto la loro integrità. Perché, sì, molti, pur di mettere qualcosa sotto i denti, hanno deciso di abbandonarsi al cannibalismo. Questa informazione ci viene trasmessa tramite scene agghiaccianti ed insopportabili, scene descritte con una tale maestria che quasi ci ritraiamo disgustati, come se tutto stesse accadendo sotto ai nostri occhi.
Non veniamo mai a conoscenza dei nomi dei protagonisti, ma forse perché l'autore vuole farci comprendere come quelle due persone potrebbero essere potenzialmente chiunque di
noi. O forse, ci vuole dire che in un futuro del genere qualcosa di così superficiale come il nome non avrebbe più importanza. L'uomo sarebbe trascinato indietro nell'evoluzione, per dare spazio ai bisogni più basilari, il nutrimento e il fuoco, necessario nelle notti gelide e nere come la pece del Nuovo Mondo.
Vi è un analisi accurata e incredibilmente pratica degli oggetti che realmente servirebbero in caso di un emergenza simile, le scarpe, per esempio, o una bottiglia.
L'atmosfera è così densa e realistica che quasi si può percepire il freddo e l'umidità in cui i due devono vivere. Quasi si possono vedere i cieli plumbei, le distese di erba grigia e le abitazioni semidistrutte ed abbandonate.
Il padre tenta di tenere in vita il figlio con ogni mezzo possibile, rischiando la vita e accontentandosi anche degli scarti lasciati indietro dai loro predecessori, semi impolverati, mele marce e acqua sporca, ma rigenerante. Ma è il bambino che in realtà sorregge il padre, è lui che con la sua innocenza non gli permette di arrendersi, dove invece la madre lo ha fatto. E' il bambino che non lascerà mai che il padre rinunci alla sua parte umana e, dunque, alla sua anima.
Voto: 8/10

Dunque, vi è piaciuta questa nuova recensione? Spero di sì, ovviamente. Fatemi sapere la vostra nei commenti nel caso abbiate già letto questo libro e, in caso contrario, se vi ho convinto a leggere questo romanzo breve, ma intenso. Alla prossima!

1 commento:

  1. Hai descritto molto bene il libro e il suo significato. A me è sembrato che il romanzo si concentri sula descrizione dello sforzo e della fatica del padre nel mostrare al figlio la Strada, la sua strada, il suo cammino, il percorso di sopravvivenza fisica, ma soprattutto spirituale, nel disfacimento totale di ciò che li circonda. È una narrazione scarna e, hai ragione, cruda, come a volte sa essere la vita. In fondo, con un po' di speranza
    Ciao Gwen!
    Anna

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