lunedì 24 aprile 2017

La Pelle che Abito


   Regista: Pedro Almodovar

 Trama: Robert Ledgard (Antonio Banderas) è un celebre chirurgo estetico che vive nella sua lussuosa casa/clinica a Toledo in compagnia di Marilia, la governante, e di Vera, una ragazza che tine prigioniera da anni. Robert è ossessionato da lei e la tiene costantemente sotto controllo tramite delle telecamere. Vera vaga per la sua camera vestita di un solo body color carne e trasforma ogni dono dall'esterno in un'opera d'arte.

   Commento: posso dirvi con certezza che questo film è uno dei più avvincenti che io abbia mai visto. Almodovar riesce a tenerci col fiato sospeso per l'intera durata del film, svelandoci lentamente sempre nuove informazioni riguardo Vera e il suo bizzarro 'scienziato pazzo'. Robert, infatti, conduce esperimenti sulla ragazza, impiantandole della pelle molto resistente prodotta da lui stesso tramite transgenesi. Ma ciò che tormenta lo spettatore è il sempre più intenso desiderio di capire chi è Vera, perché è lì e perché il chirurgo sembra aver fatto di lei il suo unico interesse.

Tramite un vortice di immagini appartenenti al passato riusciamo gradualmente a capire ed è inevitabile che lo spettatore cominci a creare le proprie ipotesi per quanto riguarda l'identità di questa ragazza misteriosa, ovviamente la meno scontata e più scioccante si rivelerà essere la verità.
Il regista gioca con noi spettatori depistandolo e lasciando che il concatenarsi delle nostre deduzioni porti ad una sola possibile soluzione, ma non quella giusta.
Ciò che è strano è che Vera cerca di togliersi la vita utilizzando i metodi più disparati, ma non sembra essere mai pronta sul serio a compiere un passo così incisivo, sembra quasi che non voglia del tutto abbandonare il suo carnefice. La sua è una dipendenza malata che non sappiamo se riuscirà a superare.
L'atmosfera è lugubre e inquietante, anche se l'ambientazione è delle più belle, una magnifica villa inondata dal sole e circondata da una vegetazione lussureggiante. L'intera storia del protagonista è avvolta in un velo fatto di morte, follia e disperazione, un involucro così spesso da isolarlo dal resto del mondo, impedendogli di comprendere a pieno le sue stesse azioni e facendogli oltrepassare il limite.
Personalmente, credo che alcune inquadrature siano pura poesia, un piacere per gli occhi. Un esempio è il momento in cui Robert sta ammirando la bellezza della sua cavia attraverso uno schermo gigante e il corpo di lei sembra essere un dipinto, un insieme di linee sinuose che ,giustamente, lascia il chirurgo in preda ad una perversa 'sindrome di Stendhal'.

Voto: 9/10

Questa volta vi propongo un film e spero che questa mia recensione vi spinga a guardarlo, perché merita davvero. Io vi saluto e spero mi torniate a trovare. Alla prossima!


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